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Il Kugi-Kiri è un’antica arte orientale, oggi pressochè dimenticata, la cosiddetta “arte dei nove segni” che non è soltanto un’arte marziale (anche se di questa ha le caratteristiche di segretezza e di efficacia) ma è soprattutto un’arte esoterica e magica, che l’autore fa rivivere in quest’opera. Il testo, infatti, affronta il problema dei rapporti tra corpo e mente, di cui spiega la sostanziale unità che si realizza nell’essere umano: il Ku-Ji ricerca le condizioni in cui corpo e mente possono esprimersi ai livelli più elevati. Si tratta, in sostanza, di armonizzare l’attegiamento mentale con l’azione vera e propria, ma non seguendo la logica, bensì l’intuizione. Alla base di questa pratica esoterica orientale stanno infatti la concentrazione e la meditazione, le quali inducono quella condizione di “pensiero-non pensiero”, che poi si manifesta nell’”agire senza agire” caratteristico dello Zen.
Per ottenere tali risultati, l’autore illustra le pratiche di respirazione, le posizioni del corpo, le techiche di visualizzazione e quelle di astrazione. Un’importanza particolare rivestono le mani, i loro movimenti e i loro “significati”. L’autore li descrive compiutamente, passando quindi ad altre “tecniche segrete” quali il suono magico, le parole magiche e l’uso dell’Energia.